Le donne delle stragi: con la collaborazione di Federico Carbone by Massimiliano Giannantoni & Federico Carbone

Le donne delle stragi: con la collaborazione di Federico Carbone by Massimiliano Giannantoni & Federico Carbone

autore:Massimiliano Giannantoni & Federico Carbone [Giannantoni, Massimiliano & Carbone, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere


1 Nel corso del processo «’ndrangheta stragista», audizione del 19 aprile 2019 presso la Corte d’assise di Reggio Calabria.

2 Il suo riferimento potrebbe essere all’avvocato Rosario Cattafi. Condannato a sei anni di carcere per associazione mafiosa – sentenza della Corte di cassazione del 16 maggio 2023.

3 Parisi: «Ho stima di Contrada», in «la Repubblica», 16 luglio 1994.

4 Ibid.

Nina

Nel settembre del 2019, approfittando di un invito al premio letterario di Caccuri, in provincia di Crotone, ho fatto una deviazione. All’aeroporto di Lamezia Terme ho preso un pullman – linea 668 – e sono andato a Montauro, la località catanzarese dove Giovanni Aiello «Faccia da mostro» si era ritirato dopo il congedo ottenuto nel 1977.

Il Mexico Café di contrada Calalunga, sul lungomare, è uno di quei locali vicino alla spiaggia con le sedie di plastica scolorite dal sole davanti all’ingresso, un distributore automatico di sigarette e una sorta di cortile interno con grandi piante tipiche dei climi caldi. Lì dentro tutti conoscevano Aiello.

«Come dice il commissario Montalbano? Ah sì, Gianni era un femminaro», mi ha raccontato un uomo sulla cinquantina. «Io l’ho visto spesso con donne di ogni genere. Ce ne stava una bionda, piccolina. Un’altra più alta con i capelli lunghi e altre ancora, diciamo, di vario genere», ha commentato, accompagnando il tutto con una fragorosa risata catarrosa.

«E i nomi? Se li ricorda i nomi?»

«E perché vuole sapere i nomi?» ha ribattuto con fare sospettoso.

Ho provato a insistere: «Non ha mai sentito parlare di Virginia, Antonella, Marianna, Nina…».

«Nina mi pare di sì, una si chiamava Nina», ha risposto con poco entusiasmo.

Aiello era morto da due anni, ma ecco emergere un’altra traccia, seppur flebile, sul conto dell’altra stretta collaboratrice del presunto killer di Stato al servizio di Cosa nostra: la misteriosa figura femminile che Marianna Castro ci ha raccontato di aver incontrato, poco prima dell’attentato di Firenze, su uno svincolo autostradale in macchina con Aiello e la «segretaria Antonella».

Grazie alla testimonianza della «Libica», oggi sappiamo che si tratterebbe, anche nel suo caso, di una donna addestrata in Sardegna, probabilmente in un campo paramilitare di Gladio, e molto vicina al mondo dei servizi segreti, anche se al momento nessuna figura con le sue caratteristiche sembra comparire nelle liste di estremisti o di ex gladiatori. Marianna Castro ci ha inoltre raccontato che la donna aveva i capelli neri, spesso raccolti in una cipolla – il nome «Nina» deriverebbe proprio dalla sua acconciatura a «cipollina» –, era alta e veniva dal Nord Italia. A volte Giovanni Peluso la chiamava Nina, altre volte Rosa, Caterina o Jolanda, ma l’uso delle false identità era un classico degli appartenenti al sismi.

Dopo Marianna Castro, anche il già citato Francesco Elmo e i collaboratori Pasquale Nucera, Pietro Gioffrè e Armando Palmeri hanno rivelato molti particolari di questa donna misteriosa.

Elmo, in una conversazione con il criminologo Federico Carbone, ha dichiarato: «Per il ministero degli Interni la sua identità vale milioni di euro. Ci sto lavorando, così lascio qualcosa ai miei ragazzi. È una donna atletica, ex compagna di Giovanni Aiello.



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